Archivio per gennaio, 2010

D’Alema cade nel mare pugliese

Domenica scorsa, con meno clamore e sorpresa rispetto a cinque anni fa, Nichi Vendola ha nuovamente vinto le Primarie e sarà il candidato del centrosinistra in Puglia.

Con buona pace dell’Udc, che già strizza l’occhio al Pdl, del Pd, di Bersani, D’Alema e tutti gli artefici di un suicidio da capolavoro: come prendere il governatore uscente, furbo e capace ma in difficoltà anche per alcuni errori politici e amministrativi, farlo diventare un martire e trasformarlo, in meno di un mese, nell’emblema dell’onda dei cittadini che si liberano dei partiti.
Se l’operazione, astuta, era quella di creare il polverone per rafforzare la sua immagine in calo nei sondaggi e trascinarlo forte e vincente alle elezioni, è riuscita. Altrimenti è un suicidio.

Nella realtà, Nichi è uomo di partito, con mosse e mezzi molto realpolitici e con l’appoggio pieno di quegli stessi partiti-mostri ha governato, bene, in questi cinque anni. Ora ha giocato bene il ruolo della vittima, per sua stessa ammissione, ed ha vinto una competizione, come quella delle primarie, dagli odori plebiscitari.
E per fortuna ha vinto!
Mandando un messaggio chiaro al Pd: un alleato e un bacino di voti da conquistare ci sono, e sono a sinistra, non sono certo quelli sporchi, vaghi e ricattatori dell’Udc.

Vista dall’Umbria, piccola regione largamente rossa che a meno di due mesi dalle elezioni non ha scelto il proprio candidato, quella di Vendola è sembrata un’impresa epica.
All’interno del Pd quanto successo in Puglia viene sfruttato dalla minoranza – decisa dai voti congressuali – per cavalcare la battaglia contro chi il congresso l’ha vinto, per una rivincita fuori tempo Massimo, che farà soltanto male a tutti e che potrebbe finire per regalare la Regione alla destra.
Adesso in Umbria sono tutti vendoliani, adesso sono tutti contro il gruppo dirigente, adesso sono tutti contro i partiti, anche quegli stessi che del partito fanno parte, anche i cosiddetti “giovani”, cresciuti come piccoli assessori all’ombra dei big.
Fino a qualche mese fa Vendola era la sinistra da escludere, che tanto ci fa perdere, che tanto noi-semo-forti-da-soli e Bersani che voleva dialogarci era un pazzo.
Oggi Vendola è il rivoluzionario che ha messo alla berlina il Partito, e via alla rivoluzione, però senza muoversi dal calduccio dell’ufficetto del partito.
Obiettivo: sostituire un gruppo dirigente, con un altro gruppo dirigente. Prove di forza, per misurare chi ha più nervi, energie, o voti, soldi, numeri. Altro che primavere, idee, novità.

Volete una “primavera umbra”? Bello mi piace, ci sto!

Volete cambiare gruppo dirigente per sostituirlo con un gruppo giovane, innovativo, con idee e persone nuove e preparate?? Bello mi piace, ci sto!

Chi sono i nuovi? Gli stessi che sono Parlamentari da vent’anni, però dice che hanno perso il congresso e adesso – oh – so battaglieri e spaccano tutto???

Allora meglio di no.

A 27 anni

Pubblicato: 26 gennaio 2010 in Non sono un uomo frivolo
Tag:, , , ,

… Goethe aveva già scritto I Dolori del Giovane Werther

… Leopardi quasi tutto

… Catullo era quasi morto

… Van Basten aveva vinto due volte il pallone d’oro

… Maradona era campione del mondo

… Pelè due volte

… Berlinguer era segretario della FGCI

… D’Alema non si era ancora laureato

Craxi era nel comitato centrale del PSI

John Lennon aveva già scritto Sgt. Peppers

… Berlusconi aveva evitato il servizio militare

… Gabriel Garcia Marquez preparava il suo primo romanzo

Marilyn Monroe aveva posato per Playboy

… Max Biaggi era quattro volte campione del mondo

… Alberto Tomba aveva vinto 3 medaglie d’oro alle Olimpiadi

… Marx preparava il Manifesto del Partito Comunista

… Rossini aveva composto il Barbiere di Siviglia

… Nicola Berti aveva già detto “meglio sconfitti che milanisti

… Augusto era triumviro

… Manzoni iniziava gli Inni Sacri

… Gramsci aveva fondato l’Ordine Nuovo

… Mourinho allenava l’Estrela Amadora

… Kurt Cobain è morto

… Jimi Hendrix è morto

… Jim Morrison è morto

… Brigitte Bardot si era sposata due volte

… Fabrizio De Andrè pubblicava il primo album

… Einstein insegnava all’Università

… Alessandro Magno era in India

… Nanni Moretti aveva già girato Ecce Bombo

… Che Guevara incontrava per la prima volta Fidel Castro

… Barack Obama studiava giurisprudenza

… Flaubert scriveva l’educazione sentimentale

… Vasco Rossi scriveva Albachiara

… Mozart era già un genio

… Bob Dylan aveva già pubblicato la migliore canzone di tutti i tempi

Ieri hanno sfilato i nostri “connazionali” scampati al terremoto di Haiti e tornati in Italia.

Su tutte si è fatta notare, anche perchè i nostri telegiornali l’hanno mandata a reti unificate, una funzionaria Onu che ha rimarcato il suo ringraziamento al Governo italiano, puntuale e perfetto. Alemanno e il Governo, ovviamente, non hanno perso occasione per farsi vedere sorridenti e accoglienti.

E così a Ciampino sono sbarcate, escludendo i funzionari Onu e gli operatori umanitari, persone che vivevano a Haiti da più di cinquant’anni, giovani che l’Italia nemmeno l’avevano mai vista, gente nata ad Haiti ma con parenti italiani.

Insomma italiani tanto quanto io sono greco.

Un vecchietto ha riabbracciato i parenti che non vedeva da sessant’anni. Probabilmente, dopo la commozione mostrata alle telecamere, si sono chiesti chi cazzo fosse e cosa volesse da loro, visto che in tutto questo tempo non aveva trovato il modo di andarli a trovare.

Uno dei dispersi “italiani” era proprietario di un supermercato ad Haiti: uscendo per un attimo dal pietismo per la strage e le centinaia di migliaia di morti, questo non stava meglio di me?

Perchè dobbiamo considerarlo italiano, perchè dobbiamo portarlo in Italia? Non è per i soldi, ci mancherebbe che non lasciamo spendere un po’ di soldi al Governo per fare bella figura!

Ma che me ne frega di questi cento “italiani” morti in un terremoto che di vittime ne ha fatte trecentomila, se non frega quasi nemmeno ai loro parenti?

Non consideriamo italiane le badanti ucraine, i bambini cinesi o nigeriani che parlano romano e che a Roma sono nati, non riconosciamo cittadinanza, voto, diritti, agli immigrati rumeni, marocchini, senegalesi, albanesi, filippini che in Italia vivono e lavorano regolarmente da decenni, ma ci affrettiamo a riportare in Italia e a considerare italiani persone che l’Italia nemmeno l’hanno mai vista, o di certo neanche se la ricordano.

Rincorriamo un calciatore scarto del Brasile per portarlo in nazionale, mentre Balotelli che parla bresciano lo consideriamo un ragazzino viziato perchè si ribella ai fischi razzisti, Okaka veniva fischiato anche dai suoi tifosi, ma è nato a Castiglion del Lago e c’ha pure il donca quando parla. Ma i due sono sporchi negri, mentre Camoranesi è bianco, e anche se l’Italia l’ha vista solo per venirci a prendere i miliardi è campione del mondo.

Se arriva il terremoto voglio l’aereo con la bandiera greca che mi prende a S.Egidio e mi porta a Patrasso.


Erano MESI che non vedevo un’edizione intera del Tg1 delle 20. Ieri per caso mi sono trovato a vederlo, tutto, dall’inizio alla fine: è stata un’esperienza deprimente.

(qui l’edizione integrale)

Si comincia con l’inviato in diretta dal Palazzo che ci racconta l’incontro di Berlusconi I Martire con Napolitano: totale sintonia tra i due,  sembra, il premier sta mettendo in pratica quanto richiesto dal presidente della Repubblica nel messaggio di Capodanno, cioè riforme. Quali sono le riforme attuate o promesse da Berlusconi non si sa, perciò l’inviato si butta sul patetico ricordando che i due si sono scambiati complimenti e solidarietà uno con l’altro: fatterelli di due settimane fa, ma poco importa, il clima è ancora natalizio, la politica non ha ripreso a girare e la conclusione è “il nuovo anno sembra cominciare su auspici nuovi nei rapporti tra il colle più alto e Palazzo Chigi”.

Secondo servizio sul ritorno di Berlusconi a Roma dopo aver tolto la sindone: è il servizio centrale e viene scomodata la “mitica” Sonia Sarno. Il tono è epico, il gladiatore fa ritorno in patria e mostra i segni della battaglia, cioè niente: setto nasale fratturato, due denti, dopo venti giorni non c’è più niente. Il servizio parla di riforme, vagamente individuate in riforma della giustizia e riforma del fisco, la prima è quella che taglia i processi, compresi, guarda caso, quelli di Berlusconi; la seconda è la stessa idea del ’94, che in sedici anni è rimasta un’idea, ma quando si avvicinano le elezioni salta fuori dall’armadio. Scorrono le immagini della gente che accoglie Berlusconi, manifestanti dei club della libertà: sono DIECI in tutto, comparse con tanto di costume, cestino pranzo e macchinetta fotografica, ma la Sarno si è piazzata molto vicino a loro e i “bentornato” si sentono bene.

Terzo servizio, dibattito sulla giustizia: si apre ancora con le parole e le “proposte” della maggioranza. E qui il misfatto: dopo “soli” 5′ e 25” di telegiornale di Berlusconi, Berlusconi, Berlusconi, Gasparri, Quagliarello, Cicchitto, La Russa e Alfano, il Tg1 si accorge dell’opposizione e fa parlare la Finocchiaro e ci racconta di Bersani, Di Pietro e Casini: totale 35”. Ma un buon telegiornale di regime non può mai chiudere un servizio con le parole di quei disfattisti dell’opposizione – è la tecnica del panino – e l’ultima parola spetta a Bonaiuti.

Lo spazio per l’opposizione in realtà c’è, potrebbe giustificarsi il direttore Scodinzolini, peccato si materializzi nelle forme ammalianti di Rutelli che, in versione Guzzanti “ricordati degli amici”, porge mani, braccia e culo alla maggioranza, pronto a votare tutto, compresa la legge sul fisco. Rutelli, nel 2001, era il candidato del centrosinistra.

Quinto servizio, indirettamente ma nemmeno tanto, si parla ancora di Berlusconi: il Tg1 ci informa di cosa fa ora Tartaglia, il lanciatore di statuette, e sul tema intervengono numerosi esperti: quattro sciùre milanesi ben impellicciate sono concordi nel mandarlo in “qualche” clinica.

Di matto in matto, di aggressione in aggressione, il Tg1 denuncia la violenza di Paolini, poi si butta su Rosarno, ancora con un mezzo capolavoro: aprono le parole di Napolitano “a Rosarno oscurate legalità e solidarietà”, poi il servizio racconta di una manifestazione contro la violenza e il razzismo, un extracomunitario condanna le devastazione dei ribelli, ma della mafia, delle spranghe, dei fucili, degli immigrati sfruttati e poi cacciati, al Tg1 non c’è traccia. Ci sono invece due servizi strappalacrime su Mamadou in ospedale per gli “scontri interazziali dei giorni scorsi”, e poi sull’integrazione perfetta in Emilia, un altro mondo, dove tanti immigrati fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare. Messaggio per le casalinghe davanti alla tv: bravi negri, squartate i vitelli e zitti, che non vi tocca nessuno, e non vi azzardate a chiedere diritti che so’ botte!

Velocissima dichiarazione senza servizio dell’Osservatore Romano che Romita legge a tempo record e via al servizio su Fini, che oggi ci mostra la sua faccia buona in difesa degli immigrati schiavizzati e sfruttati. Ma Fini è lo stesso della Legge Bossi-Fini sull’immigrazione?

Altra notizia velocissima senza servizio: parere negativo del Csm sul provvedimento del Governo che trasferisce d’ufficio i magistrati, via in pochi secondi, e si passa al Papa che dice che “l’egosimo dell’uomo è la causa della crisi e del degrado ambientale”. Anelli e mantellina rossa sono ben in vista.

Segue Bersani che, in un mini-servizio di 29”, chiede conto al governo dell’operazione Alitalia, che ha portato costi per lo Stato, meno servizi e licenziamenti: il Tg1 è in vena di capolavori stasera, e va in onda niente meno che un’intervista in ginocchio al presidente di Alitalia Colaninno. Non viceversa. Parla il capo dell’opposizione, fa delle critiche, segue un servizio che smentisce quello che ha appena detto, con a disposizione il triplo del tempo. L’imprenditore direttamente chiamato in causa risponde al politico. Chapeau.

Altra notizia potenzialmente negativa per il Governo, ancora velocissima e senza servizio: scende ancora il potere d’acquisto degli italiani, ma Romita elenca una serie di numeri impicciandosi anche e ovviamente non si capisce nulla.

Sono le 20.20 e il Telegiornale del Governo può finire qui. Tempo a disposizione della maggioranza o del Governo: 6′ e 35” + 1′ 30” a Colaninno per il servizio farsa su Alitalia. Opposizione: 2′ e 15”, di cui la metà a Rutelli.

Segue il maltempo, che fa sempre notizia, un’ennesima strisciata veloce senza servizio sull’archiviazione dell’indagine contro Beppino Englaro per omicidio volontario, i cinesi che ancora mangiano i bambini preferendo ora le femmine, un servizio comico sui vizi alcolici dei ministri di altri Paesi ovviamente mica italiani, e un altro servizio contraddittorio sul divieto di fumo nei locali: anche qui non ci si capisce molto, il titolo d’apertura era “Divieti in fumo”, ma si fa parlare ancora la gente comune e non si sa se la legge ha funzionato oppure no. Belle macchine e belle donne, biliardino e Mollicone chiudono il tutto.

Amen.

“Alzò lo sguardo verso quel volto enorme. Ci aveva messo quarant’anni per capire il sorriso che si celava dietro quei baffi neri. Che crudele, vana inettitudine! Quale volontario e ostinato esilio da quel petto amoroso! Due lacrime maleodoranti di gin gli sgocciolarono ai lati del naso. Ma tutto era a posto adesso, tutto era a posto, la lotta era finita. Era riuscito a trionfare su se stesso. Ora amava il Grande Fratello.”

Solo l’inter può svoltare una serata che si stava mettendo male.

Quando vince l’Inter cambia tutto. Le cameriere sono più belle, ogni pub è divertente, la pioggia è solo un regalo divino che nemmeno ti bagna mentre esci dalla macchina in Via Settevalli e ti metti a esultare.

Fortuna che sono ancora sensibile a certe cose.

Sabato 5 dicembre 2009 era previsto al Teatro Comunale di Todi “I dolori del giovane Wertmuller”, con Massimo Wertmuller, terzo appuntamento della stagione di prosa 2009-2010.
Un paio di giorni prima, però, lo spettacolo veniva rinviato al 9 gennaio 2010, causa malattia del protagonista, e gli abbonati avvisati telefonicamente. Seguiva garbato comunicato che confermava l’attacco febbrile di Massimo Wertmuller, il quale personalmente si scusava e rinviava tutti al 9 gennaio.

Poco male, il 5 dicembre era la sera di Juve-Inter, periodo del picco influenzale, avevano avvisato con adeguato anticipo, insomma cose che capitano.

A breve spuntavano in giro per Todi i manifesti che annunciavano lo spettacolo per il 9 gennaio, come questo

Poi, qualche giorno fa, sono spuntati altri manifesti, che annunciano, ora, lo spettacolo di Francesca Reggiani “Tutto quello che le donne non dicono”, sempre 9 gennaio, sempre Teatro Comunale, sempre 21.15.

Due diversi spettacoli al Teatro Comunale, stesso giorno, stessa ora, stesso palcoscenico? Difficile.

Insomma, Reggiani o Wertmuller, donne o dolori?

Nel sito del Comune di Todi, dicono sempre aggiornato e curato, viene confermato Massimo Wertmuller, mentre in quello della Athanor Eventi, società che da quest’anno organizza la Stagione di Prosa, risulta che a calcare le tavole del Comunale sabato prossimo sarà l’ex ragazza di Avanzi. Sulla stampa, poco o niente.

La giunta Ruggiano, per il gusto della stravaganza, da quest’anno ha affidato la stagione a questa società un po’ sconosciuta, togliendola al Teatro Stabile dell’Umbria, che invece continua ad occuparsi delle stagioni di prosa di Perugia, Foligno, Terni, Bevagna, Narni, Gubbio, tanto per citarne qualcuna, e che negli anni aveva garantito spettacoli di qualità, volti noti, collegamenti con i teatri e le compagnie di rilevanza nazionale.

L’assessore alla cultura Bergamini aveva giustificato il tutto (23 ottobre) parlando del vile denaro, vantandosi pure del fatto che il Comune avrebbe così risparmiato circa 20.000 €. Che classe.
Alla faccia di Costanzo, che pochi mesi fa nominava Todi “cittadella della resistenza teatrale” contro tutti i Tremonti del mondo e urlava al ministro tagliacultura “Facciamo teatro anche senza soldi!”

Altro che Tremonti, la cittadella deve avere mura molto fragili, dato che non ha resistito nemmeno all’assessore di campagna con il pallino del lapidario. La Athanor eventi, poi, anche a giudicare dal sito, non sembra proprio un colosso nell’organizzazione di eventi teatrali: la stagione di prosa è iniziata con uno spettacolo a dir poco imbarazzante ed è stata sempre “allietata” dalla fastidiosa presenza di una signorina che introduce la serata con modi molto televisivi.

Ora il disguido di cui sopra, roba da niente: a cinque giorni dallo spettacolo confusione totale, manifesti doppi in giro per la città, siti internet contrastanti, nessuna notizia dagli organi di stampa locali, nessuna nuova comunicazione agli abbonati, tutto ufficialmente fermo alla telefonata del 4 dicembre.