Silvio Spaventa ancora

Pubblicato: 15 gennaio 2013 in Non sono un uomo frivolo

Vincete qualche coppa prima di parlare con lui.

La scorsa settimana è morto Luigi Spaventa.
Docente di economia, parlamentare, ministro, presidente della Consob. Annunciando la sua scomparsa tv e giornali hanno ricordato che Spaventa affrontò Berlusconi nel collegio maggioritario alle elezioni del ’94: il Tg1 con Susanna Petruni ha sottolineato con un certo piacere chi uscì, inesorabilmente, sconfitto da quel duello.
C’era un periodo in cui anche in Italia i parlamentari venivano scelti direttamente dai cittadini in piccoli collegi. Si affrontavano due o più coalizioni, uno solo veniva eletto e per 5 anni rappresentava il collegio in Parlamento: ai cittadini doveva rispondere di cosa faceva durante il suo mandato, senza il terrore di sottoporsi poi a primarie o primariette, perchè sul territorio c’era ed era conosciuto. Anche i big non sfuggivano a questo meccanismo e il rampante Berlusconi del ’94 ebbe vita facile contro l’oscuro economista pur affrontandolo in un collegio di Roma.
In pochi hanno ricordato, però, un curioso episodio legato a quella campagna elettorale: mentre Spaventa parlava della crisi del Sistema Economico Europeo, da economista di sinistra che aveva inizialmente espresso dubbi sulla moneta unica, Berlusconi rispose: “Prima di rivolgersi a me Spaventa deve vincere almeno una Coppa dei Campioni”, visto che lui, con il Milan, stava per festeggiare la terza.

L’episodio, riletto oggi, fa solo sorridere e non aggiunge nulla al personaggio, ma in tempi di compassati democristiani e grigi (ex)comunisti fece scalpore: chi era questo imprenditore con un passato misterioso, proprietario di televisioni, assicurazioni, imprese edili, giornali, supermercati, per rivolgersi così al suo avversario, tra l’altro uno stimato ministro del governo dei professori? Eppure la differenza era netta: il piano politico si spostava dai programmi, dalle idee, dalle ideologie, ai talenti e ai meriti personali, al vigore fisico, alle vittorie personali e sportive, chissà per finire magari un giorno alle conquiste femminili, in un crescendo farsesco più che calvinista.
La storia ci racconta come finì la corsa: milioni di italiani credettero al venditore milanese che vinse le elezioni non solo grazie a battute come questa, e vinse o pareggiò anche un paio di quelle dei successivi 15 anni. Quell’episodio inaugurò un’epoca, nella quale Berlusconi non viene mai giudicato per quello che dice, ma per come lo dice, e proprio per questo lo scontro con Santoro viene ricordato come una sua vittoria.
E quell’epoca, purtroppo, non è ancora conclusa.

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