C’era sempre tanto sole nell’ estate della nostra gioventù.
Un sole infinito ed eterno. Giocavamo a pallone dalle nove di mattina alle nove di sera, e non c’erano 34 gradi all’ombra a fermarci. Non esistevano macchine, stanchezza o fame, perchè l’estate era lunghissima ma sarebbe finita, quindi andava bruciata tutta.
C’erano mani nere, c’erano i segni delle pallonate, c’era una canottiera sudata e sporca da sfoggiare per giorni.
Non esistevano donne per le quali essere belli, quindi non c’erano problemi. Quelle che c’erano erano più sporche e più dure di noi.
C’era una bicicletta nuova che nessuno ti avrebbe mai rubato, per scalare salite vere riadattate a montagne immaginarie, per sentirsi un Bugno o un Chiappucci, mai un antipatico come Indurain che in salita non si alzava mai sui pedali e non ci emozionava.
C’erano i pomeriggi da passare al fresco dei primi supermercati, che l’aria condizionata era una cosa nuova, vent’anni fa o giù di lì. E poi al massimo uscivi con 600 lire di lattina di coca-cola.
L’Italia ai Mondiali o agli Europei non faceva grandi figure, ma noi vedevamo tutte le partite dal televisore in cortile, discutendo dei cambi di Sacchi, di quanto è scarso Casiraghi e di Baggio che però è Dio.
Avevamo i segni alle dita per le ore in piscina, e ad attenderci fuori c’era il Cucciolone, il Fior di Fragola o il Calippo. Il Cookie non piaceva a nessuno, il Cornetto l’avremmo capito solo con la maturità.
E c’erano le mamme che non ci potevano fermare, ma potevano dirci di fare i compiti anche d’estate, e non si sarebbero mai sognate di dire che i compiti sono un’ossessione.
And you run and you run to catch up with the sun, but it’s sinking
And racing around to come up behind you again
The sun is the same in the relative way, but you’re older
Shorter of breath and one day closer to death