Salut a soreta

Pubblicato: 12 novembre 2011 in Oggi me la prendo con

C’ero a guardare quelli che gli urlavano di vergognarsi. Defilato, ho fatto un passo indietro anch’io, per guardare più loro che lui.
C’era il poliziotto che fino all’ultimo lo difendeva anche se “no ma io non l’ho votato eh”, e c’era un buffo omino con degli strani occhialetti, accaldato e incazzato. Il primo guadagna poco più di mille euro, il secondo, apparentemente, molto di più. “E’ vero però, i ristoranti sono pieni… la crisi ancora non c’è”, abbozzava il poliziotto. “Sì, sono pieni di loro e delle loro zoccole!”, rispondeva l’omino. Uno dei dilemmi senza risposta lasciati dal berlusconismo consiste proprio in questo: come le classi di riferimento di destra e sinistra si siano completamente mescolate, se non invertite, e come mai oggi alla sua caduta brindino gli industriali e piangano le donne delle pulizie.

Non siamo in piazzale Loreto, momento alto di sfogo e di liberazione di un popolo non formidabile in reazioni ma finalmente liberato dall’oppressione. Qui non c’è nessun dittatore appeso e vilipeso dalla folla.
Non siamo nemmeno davanti all’Hotel Raphael, che pure si trova qui dietro a pochi metri, ma in realtà è distante anni luce: non c’è un politico corrotto a cui tirare monetine, non c’è un popolo che si riscuote e con violenza e coscienza trova un colpevole e lo travolge.
C’è solo l’uomo politico più influente degli ultimi vent’anni che se ne va con le sue gambe. Non c’è compassione, e non può esserci, nemmeno per l’uomo. Non c’è pietà alcuna, nemmeno verso il corpo vecchio e stanco, eppure a lungo coccolato da giovani corpi ben ricompensati.
Lì davanti c’è una delle cause viventi, la principale, del vuoto culturale, politico ed economico dell’Italia, che si avvia a piccoli passi verso i titoli di coda, in un turbinio di flash e di video girati con i cellulari, visto che il personaggio continua ad esercitare ancora un’enorme fascinazione sul popolo, per i soldi, le donne e il potere.

Finisce con gli insulti, le grida “Vergogna”, “Pedofilo”, “Vai a casa”, ma sembrano timidi, poco convinti. Sono come gli schiaffi correttivi ai figli davanti all’esecuzione di un condannato: sono per continuare serenamente la passeggiata a Piazza Navona, per tornare a casa più sereni, per lavare le coscienze di un popolo che porterà come una macchia indelebile quella di aver creduto per anni a quell’uomo piccolo e apparentemente innoco.

Che sorride, saluta e se ne va.

commenti
  1. Nattareno ha detto:

    Bello.
    Festeggiare fino a un certo punto: crolla un governo.
    Non festeggiare fino a un certo punto: se ne va un’incudine opprimente dai nostri cervelli e dalla nostra dignità.

Scrivi una risposta a Nattareno Cancella risposta